About
Erica Mela Magagnato, unlike other children, blossomed and took shape on an apple tree and, because of this, she suffered a lot. She grew up in her foggy and polluted native village, alone, surrounded by obstacles and was teased due to her roots and her fruit-like shape. As she was growing up, all this pain and sorrow slowly turned into an increasing anger, becoming bigger and bigger, wild, almost impossible to contain and, when she was just about to explode, she bumped into a lost, weird item. A photographic camera. It was an old Steinheil Muenchen Cassar S 1:2,8 50mm. Aperture f / 2.8 to f / 16. One with rangefinder focusing control, central Compuror-Rapid shutter, built-in optics and a five straw diaphragm. Huge and heavy, like a tank, Erica began using immediately. What really made Erica interested in that object was not its ability to make present a past event, of making the invisible geometries of what is visible evident, of giving a particular and surprising perspective of a world that, seen from an overall view, was sadly disappointing; no, of course not. Nothing like that. Erica was interested in the little button. Yep, that small and round button, a kind of trigger that makes a sound similar to a click-click wich Erica began to press hard, nervously, non-stop, compulsively. It became her anti-stress, her amulet, her best friend, her Excalibur, a weapon to defeat the monsters that an unfair life had hurled at her. Monsters that a poor and young apple should never meet. Erica Mela Magagnato is a photographer borned and raised between Milano and Sesto San Giovanni. In 2012 the video project “La scatola degli incubi” is selected for the collective exhibition Dialoghi & Monologhi presented by Giancarlo Maiocchi. In 2013 “E se tutto questo è senza senso io voglio guarire dalla fame di qualcosa che non posso trovare e dalla vergogna di non trovarlo” is exposed at Photissima art Fair – More Words presented by Sabrina Raffaghello.- Erica Mela Magagnato, diversamente dagli altri bambini, nasce da un albero di mele, e questo la fa molto soffrire. Cresce, sola, nel suo fumoso paesino natale tra le difficoltà e le prese in giro a causa delle sue origini e della sua somiglianza con un frutto. Tutto questo dolore pian piano che Erica cresce si trasforma in rabbia, feroce e impossibile da contenere; lei si sente sul punto di esplodere quando in un pomeriggio autunnale, per caso, si imbatte in un oggetto abbandonato, una vecchia Steinheil Muenchen Cassar S 1:2,8 50mm. Diaframmi da f/2,8 a f/16. Una macchina fotografica, per intenderci. Di quelle con controllo della messa a fuoco tramite telemetro, otturatore centrale Compuror-Rapid incorporato nell'ottica, e diaframma a cinque lamelle; uno strumento grosso e pesante, una specie di carro armato, che inizia subito ad usare. Quello che veramente interessa ad Erica di quell'oggetto non è la sua capacità di rendere presente un evento passato, di rendere visibili le invisibili geometrie del visibile, di regalare una visione particolare e sorprendente di un mondo che visto da una prospettiva di insieme è tanto deludente, no certo che no, niente di tutto questo. Ad Erica interessa il bottoncino. Sì, quello piccolo e tondo, che scatta e fa un suono simile a click-click, che Erica ama premere con forza, nervosamente, senza sosta, compulsivamente. Il suo antistress, il suo amuleto, il suo migliore amico, Excalibur, l'arma per sconfiggere i mostri che la vita le aveva ingiustamente scagliato contro; mostri che una giovane Mela non avrebbe dovuto incontrare mai. Erica Mela Magagnato è una fotografa cresciuta tra Milano e Sesto san Giovanni.
Nel 2012 il progetto video "La scatola degli incubi" viene selezionato per la mostra collettiva Dialoghi & Monologhi a cura di Giancarlo Maiocchi.
Nel 2013 espone a Photissima art Fair - More Words a cura di Sabrina Raffaghello "E se tutto questo è senza senso io voglio guarire dalla fame di qualcosa che non posso trovare e dalla vergogna di non trovarlo".